(GB-Nuova Zelanda-USA/2021) di Peter Jackson (138')
IL CINEMA RITROVATO
Introducono Olivia Harrison (The Material World Foundation) e Cecilia Cenciarelli
Nel gennaio del 1969, i Beatles si riunirono ai Twickenham Film Studios, nella zona ovest di Londra, con l’idea di lavorare ad un nuovo album. L’intenzione era di filmare prove e incisioni e di esibirsi poi in un concerto pubblico (le proposte andavano da un anfiteatro in Libia alle Piramidi di Giza) e poi montare tutto in un film. Sarebbe stato il loro primo concerto dal 1966, quando avevano deciso di interrompere le tournée (un’esperienza che Lennon in seguito paragonò al Satyricon di Fellini). Per un mese, Michael Lindsay-Hogg e la sua squadra filmarono i Beatles con due cineprese da 16mm, registrando dell’audio aggiuntivo con un Nagra a bobine, totalizzando oltre sessanta ore di materiale filmato e un numero ancora maggiore di audiocassette. Quando il documentario uscì, nel maggio 1970, il gruppo era ormai giunto al capolinea e Let It Be divenne ‘il film della rottura’, un cupo ritratto di amari rancori e relazioni in crisi. Con una durata di 468 minuti, l’immenso Get Back di Peter Jackson è riuscito a modificare la narrazione.
Prima di essere un film sui Beatles, Get Back ci parla dell’atto d’amore di un regista che accetta di perdersi dentro un archivio sterminato alla ricerca di una storia; e del miracolo che compie il cinema catturare l’arte nel luogo e nel momento stesso in cui accade: il restauro è così impressionante che ci troviamo davvero lì, al numero 3 di Savile Row, tra le tazze da tè gialle e posacenere traboccanti, assistere ai Beatles che creano nuove canzoni sotto i nostri occhi (la cosa ci appare naturale e soprannaturale allo stesso tempo, un po’ come guardare Pollock che lancia matasse di vernice sulla tela). Il terzo e ultimo capitolo, che termina con il leggendario ‘concerto sul tetto’ si apre il 26 gennaio con Ringo che strimpella Octopus’ Garden al pianoforte e George che si unisce a lui con la chitarra. C’è una sorta di tenerezza nelle loro interazioni. Poi arrivano in visita fidanzate, bambini; ascoltiamo Paul discutere del futuro con palpabile incertezza, John di un nuovo manager. Ad alcune canzoni manca ancora parte del testo o un titolo. Eppure, nel momento stesso in cui la musica accade (e gli sguardi che si scambiano sono inequivocabili) non abbiamo dubbi: l’energia creativa è ancora tutta lì, potente e incontaminata, e ci arriva dritta dentro le ossa. “Le nostre orecchie ascoltano la stessa musica, forse più nitida e luminosa – scrive Adam Gopnik – con le stesse complicate sensazioni di cinquant’anni fa, ma i nostri occhi devono adattarsi a una luce più brillante e a un’immagine più nitida, che contribuisce a creare un’atmosfera più felice. In questa nuova luminosità i Beatles ci sembrano sinceri in ogni istante. I Beatles sono nati luminosi”.
Cecilia Cenciarelli
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(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Arlecchino, al Cinema Jolly e in Sala Scorsese)
Serata promossa da Pelliconi