Cronache mediorientali
In “Cronache mediorientali” Robert Fisk, uno dei più celebri corrispondenti di guerra al mondo, racconta cento anni di scontri, occupazioni, trasformazioni in Medio Oriente e in tutto il bacino del Mediterraneo. Fisk era in Afghanistan quando i russi si battevano contro il «terrorismo internazionale» e gli afghani lottavano contro «l’aggressore comunista» e in nome di Allah. Si trovava sul fronte iraniano di quella che Saddam Hussein aveva battezzato «guerra lampo». Ha visto gli israeliani invadere il Libano due volte e poi la Cisgiordania. Ha assistito alle guerre civili in Algeria, Bosnia e Kosovo. Alla guerra del Golfo di Bush padre e alle guerre in Afghanistan e in Iraq di Bush figlio. «Il Medio Oriente lascia la sensazione che nessun evento della storia abbia mai un orizzonte finito, che non arrivi mai il momento in cui poter dire: “Adesso basta.» Fisk ha raccontato questa terra martoriata denunciandone torture, esecuzioni e genocidi, toccando con mano ingiustizie e orrori, smascherando le menzogne che da quasi un secolo hanno portato alla morte decine di migliaia di soldati e di civili. Essere corrispondente di guerra per lui significava spiegare, certo, il chi, il dove, il come e il quando, ma anche indagare il perché. Significava cercare di «monitorare i centri del potere», sfidare l’autorità – qualunque autorità. Quest’opera non vuole essere una cronologia dei conflitti in Medio Oriente, ma la narrazione di un’unica storia scandita in diverse storie; la testimonianza in presa diretta di una guerra moderna, della difficolta, della frustrazione, dei pericoli che corre chi e impegnato a stendere la prima versione dei fatti. Una grande epopea tra Omero, Tolstoj e Kapuscinski.
Traduzione Enrico Basaglia, ... [et al.] ; prefazione di Christian Elia